GRAND HOTEL VILLA IGEA - DI TIZIANA DI TRAPANI

Ogni cosa che sta intorno al lussuoso hotel parla di salubrità: il clima mite, l’aria di mare, il lazzaretto del XVII secolo, la statua del genio della salute posta all’ingresso di quest’ultimo, la chiesa della Madonna dell’Acquasanta che sorge vicino ad una fonte d’acqua ritenuta miracolosa e avente qualità terapeutiche alla stregua delle acque termali. Va da sé, dunque, che il nome della struttura non poteva che essere quello di Igiea, dea della salute fisica e della sanità mentale che i greci credevano figlia (più raramente moglie) di Asclepio, nonché nome di una delle figlie di Ignazio Florio junior, il cui ritratto oggi è appeso nella hall quasi a volere accogliere i nuovi ospiti.Villa Igiea nasce nel 1899 come sanatorio di lusso per sperimentare le nuove cure messe a punto dal professor VincenzoCervello subito dopo la scoperta del bacillo da parte di Koch. Ignazio Florio jr, quale illuminato mecenate e imprenditore, fonda una società ad hoc per la costruzione dello stabile, compra dagli eredi dell’ammiraglio Domwille (una delle tante famiglie inglesi traferitesi in Sicilia tra la fine XVIII e l’inizio del XIX secolo) la villa e il terreno e affida ad Ernesto Basile l’incarico di trasformarli in casa di cura. Nello stesso anno arriva a Palermo un gruppo di medici per collaudare il progetto sanitario. Dopo tre giorni di permanenza a Villa Igiea (evidentemente già in stato avanzato di costruzione) l’equipe fa notare che la costruzione non avrebbe funzionato come sanatorio, perché non era in linea con il modello di sanatorio climatico scientificamente dalla medicina dei tempi. Si suggerisce allora di trasformare il complesso in hotel o in casinò. E così
in maniera abbastanza repentina e con i lavori di costruzione ancora in corso, il sanatorio viene convertito in una struttura alberghiera che verrà inaugurata il 19 dicembre del 1900. Sarà un albergo destinato a ospitare teste coronate, personalità di spicco a livello nazionale e locale, come il kaiser Guglielmo II e lo Zar Nicola II, che spesso si trovarono a soggiornare a Palermo. Nello stesso tempo, però, sarà dimora privata dei Florio.
Immaginate adesso di essere un signore o una signora della Belle Epoque palermitana. Siete stati invitati a presenziare all’apertura e per raggiungere il posto avete deciso di muovervi via mare. Il prospetto principale, così come la hall,
 si affacciava sul mare. Al contrario da quanto avviene oggi, infatti, gli ospiti venivano dal mare. Vi era anche una strada secondaria, terrestre, per arrivare all’hotel: era costituita da un viale coperto da arcate in ferro battuto, a loro volta rivestite di bouganvilees, che costeggiava il golfo per congiungersi alla grande terrazza sul mare.
Salone realeMentre la vostra imbarcazione si avvicina, potete scorgere un grande blocco diviso in corpi minori che avanzano
 e arretrano nello spazio. In più, torri, merlature, pilastri, raggiere bugnate e aperture ad arco ogivale animano la facciata citando lo stile noegotico e quello neoclassico della villa Belmonte e di quella Domwille. Gli ospiti che, invece, sono venuti da terra, hanno goduto di una scenografica visuale della facciata principale, perchè solo dopo aver superato l’ala del Circolo degli Stranieri si è offerto ai loro occhi il meraviglioso prospetto.
Finalmente siete arrivati a destinazione. Dopo aver salito una graziosa scala scavata negli scogli, notate intorno a voi i ruderi di un tempietto circolare dedicato a Igiea (questo, ovviamente, esisteva già ai tempi dell’antico proprietario), altre piccole  costruzioni con i locali di servizio e un giardino dalla vegetazione mediterranea progettato e allestito dallo stesso Basile.
 Si dice che scelse lui stesso quali piante porvi e dove sistemarle per rendere più gradevole il soggiorno degli ospiti. 
Attraversando la terrazza e passando sotto un portico entrate a Villa Igiea.
Salutate una giunonica ed elegante Donna Franca che per l’occasione indossa alcuni dei suoi leggendari bijoux (anche la mitica collana di 365 perle- una per ogni lacrima versata per i numerosi tradimenti del marito- e che fece arrossire d’invidia persino la regina Margherita!) e cominciate a girovagare per una successione distanze di rappresentanza e saloni, per giungere infine ad ambienti più intimi e defilati.
Visitate l’appartamento reale, il salotto in stile Luigi XVI, i vari salotti privati, la sala di lettura, la galleria vetrata oggi trasformata un lussuoso salone, il salone da pranzo con veranda, la sala da biliardo, il fumoir e le lussuosissime stanze da letto.978881-205781_81_0_1399_900_1400_900.rc
Perdendovi in tanto lusso sfrenato non vi sono sfuggiti alcuni dettagli: le languide fanciulle dipinte da Ettore De Maria Bergler nel salone Basile che “derivano sicuramente da quelle celebri di Alfons Mucha!”- pensate; le pitture di Giuseppe Enea, Di Giovanni e Cortegiani,; le decorazioni a stucco dei fratelli Li Vigni; i lampadari della ditta Caraffa; gli arredi realizzati dalla Ducrot ma disegnati appositamente da Basile; i porta fiori e i cache-pot in Ceramica Forio.Accecati da tanta bellezza, vi avvicinate ad una finestra da cui potete individuare, tra gli edifici minori che circondavano Villa Igiea, il Circolo degli Stranieri unito a questa da una galleria vetrata sospesa. Edificato nel 1903, il padiglione verrà distrutto nel secondo dopoguerra. Possedeva una sala da pranzo e ambienti per lo svago degli ospiti, tra cui una sala da biliardo.Se oggi tornaste al Grand Holtel notereste che la disposizione degli ambienti è diversa da quella di inizio Novecento. Per esempio la hall è stata spostata sulla strada, l’ala del Circolo demolita. Con il declino dei Florio, lo stabile venne utilizzato come ospedale. In seguito, venne acquisito prima dal Banco di Sicilia, e, dopo, dal Gruppo Acqua Marcia. Dal 26 agosto del 2006 fino a 31 dicembre 2011 è stato gestito in franchising della catena alberghiera Hilton. 
Dal 1o gennaio 2012 è tornato ad essere Grand Hotel Villa Igiea, e adesso è alla ricerca di un nuovo acquirente insieme ad altri cinque hotel storici della Sicilia come il San Domenico di Taormina.
Ciò che resta dell’età d’oro di questa reggia borghese è un’eco lontana delle feste e degli illustri ospiti che  vi soggiornarono. I nostalgici, invece, meglio se facoltosi, potranno concedersi un po’ di relax oppure un pasto al ristorante allestito nei locali della struttura, in compagnia di Donna Franca Florio, o, meglio, del celebre ritratto che ne fece Boldini nel 1924 che da qualche anno ritornato a casa e che presto, purtroppo, sarà battuto all’asta.
 
Fonte "LALAPA.IT"