IL FESTINO di SANTA ROSALIA - di Santi Lo Curcio

Cercando tra le mie carte d'archivio, ho trovato un bellissimo articolo del Prof. Gaetano Basile che riguarda la festa, ops pardon, il Festino della Nostra Santa Patrona Santa Rosalia, che in questi giorni ci accingiamo a festeggiare come ogni anno. Ho cercato di riadattare un po l'articolo, in quanto un po datato e vediamo cosa ne è venuto fuori.
Oggi i palermitani, come facciamo già da 391 anni, onoriamo Santa Rosalia con quel grandioso ex-voto popolare che chiamammo Festino. Per grazia ricevuta. Naturalmente.
Abbiamo documenti sul culto di questa santa a partire dal 1257. Ma niente di più.
Nulla sappiamo di questa fanciulla, bionda e con gli occhi azzurri, vissuta da eremita con addosso un abito nero. Le notizie sono scarse e assai incerte. Forse solo una leggenda, un mito, o quella nostra voglia mai sopita di una Madonna Nera, una Dea Madre legata ai nostri culti più antichi. O magari soltanto una regina di questa città che servisse a ridarci le atmosfere mitiche della trascorsa grandeur normanna. Quando Palermo era " prima sedes-corona regis-regni caput ".
Difficile entrare nell'anima e nella mente di un palermitano e penetrare i suoi mille raffinati, cerebrali e snervanti piaceri. Scorrendo editti, atti, bandi, proviste, consigli civici custoditi in quel tempio delle memorie civiche che è l'Archivio Storico dl Comune, ci si rende conto che i veri protagonisti dei fatti del 1624 furono il Senato e il popolo di Palermo. Ambedue alla ricerca della salvezza che in quegli anni ebbe il nome ed il volto di una Santuzza fatta in casa.
Il Pubblico Consiglio del 27 luglio 1624 stabilì di accettarla per comune intercessora et onorarla con titolo di Patrona, et per voto pubblico fabbricarle una cappella nella chiesa Cattedrale di questa città, con una immagine della santa et onorarla con solenne et pomposa processione....
Il popolo, invece ne decretò il " triunfu", visto che " di lu Celu Rosa fu dellade mannata pri essiri di Palermo l'Avvocata ". Oltre duecento edicole votive in suo onore furono create fra i vicoli. " Scansanni di fami, pesti, guerri e tirrimoti ", si cantava, e si concludeva con " tuttu lu munnu voli grazia di tia... Viva Santa Rusulia ".
E venne il momento dei ringraziamenti anche per quelli che avevano contribuito a quel miracolo palermitano. Si cominciò con l'approvare il pagamento dei membri della commissione di periti pro perquisitione santissimi corporis sancre Rosalie. Fù approvato pure un vitalizio per Geronima Cattuta, che diventa, due righe più giù, GHeronima La Cattuta. Per lei che aveva indicato il posto dove cercare le sante ossa, si stabilì, " che le si dia qualche subsidio per potersi sistemare.....cioè tari doi al giorno insino alla suan morte ".
Con atto del Senato del 24 wsettembre 1625, il cardinale Giannettino Doria, luogotenente e capitano generale del Regno, riconoscendo estinta la peste grazie a Santa Rosalia, ordinò al Pretore che, tutti coloro che durante l'epidemia avevano assistito i malati o controllato i porti, nonchè i beccamorti e i loro aiutanti e pure coloro i quali si erano impadroniti di " robbi infetti ", che siano mandati nell'isola di Favignana.
Vacanza premio in un villaggio di bungalow? Fu soltanto una prudente misura di quarantena. In quell'isola, infatti," haveranno da stare in sino ad altro ordine e si dovranno provvedere di case o pagliate di quel meglio modo che sarà possibile ". A cura e spese dell'Amministrazione Comunale saranno " somministrati le spese necessarie per le cose che si haveranno da fare cossì del vitto come del vestito con dare comodità di farle andare in dicto loco, cosi anco con moglie e figli che haveranno da lassare, con darci tarì uno et grana dieci per ogni moglie e figli....".
Era giunto, infine, il momento di fare festa, il primo Festino si svolse il 9 giugno 1625. Non ci fu il carro trionfale che entrò a far parte della festa solo a partire dal 1686.
Come è giusto che sia, il Senato si preoccupò di deliberare per tempo le spese " pro apparatu luminibus, archis triumphalibus e per appropriamente acconciare le strade, che saranno annacquate, mentre fiori e frondi lungo il percorso saranno sparsi dai devoti. fù prescritto che tutte le case lungo il percorso fossero pomposamente addobbate, sotto pena di 50 onze di multa per i contravventori ".
Si dispose pure che in quei giorni di festa nessuno dovesse vestire di nero e, per evitare malintesi, si obbligarono i palermitani ad esporre a finestre e balconi ogni " habito di lutto ". Si vietò la circolazione delle carrozze della nobiltà con la minaccia di quattro tratti di corda. Ma solo per i cocchieri!
Soltanto 22 anni dopo in Senato fisserà le date ufficiali delle celebrazioni in onore di Santa Rosalia. 15 luglio per il Festino e 4 settembre " pro dies natalis ".
Con una moderna visione di politica culturale si affidò a Filippo Paruta, segretario del Senato e noto uomo di lettere, l'incarico di raccontare quel primo Festino. Lo fece egregiamente con la sua " Relazione delle feste in In Palermo nel MDCXXV per lo trionfo delle Gloriose Reliquie di Santa Rosalia vergine palermitana ". Ma sarà pubblicato solo 26 anni dopo dal figlio Onofrio.
Viva Palermo e Santa Rosalia.
Questa appena descritta, amici miei è la vera storia di come è nato il Festino. Come avete avuto opportunità di leggere, tutti i dati sono stati presi dall'Archivio Storico. Quindi tutto quello che è scritto è la verità. Ma soprattutto e un pezzo di storia, molto importante, della nostra, mi auguro, sempre Felice Palermo.