NOTA SULLA STORIA DEI BEATI PAOLI - DI SANTI LO CURCIO
Luigi Natoli, alias William Galt. Grande scrittore di romanzi popolari dell'inizio del " 900 ", è ritenuto l'autore del romanzo "I Beati Paoli" e in effetti lo è.
Il Natoli nasce a Palermo nel 1857 e ivi muore il 25-3-1941. Pubblica per la prima volta il suo romanzo, a puntate sul giornale dal 1909 al 1910, riscuotendo un enorme successo.
Ma c'è da dire, che la prima paternità del romanzo appartiene a Vincenzo Linares nato a Licata nel 1804 e morto a Palermo nel 1847.
Il Linares, rifacendosi alla memoria popolare, come diceva lui , scrisse e pubblicò "I Beati Paoli", anche in un giornale da lui fondato " Il Vapore " dal 20 al 30 dicembre 1835.
La setta, cosiddetta segreta palermitana, nata in effetti nella memoria orale nel Xii secolo, difficilmente se ne può confermare l'esistenza.
Il loro mito è stato spesso associato alla nascita della mafia, sebbene tale origine sia stata più volte rigettata, sia per la natura organizzativa che per gli effetti sulla popolazione. Beneficiata dai primi, soggiogata dalla seconda.
Ma chi, come me si occupa della storia di Palermo in tutte le sue forme e sfaccettature, un aiuto per capire come sempre lo può dare la lettura dei quaderni del Marchese Di Villabianca. Conosciuti come "Diari Palermitani", fonte indispensabile per uno storico della città. Assieme ad altri naturalmente.
Tratto da uno dei suoi opuscoli vi recito per esteso e con il suo linguaggio:
Correndo l'anno di nostra salute 1185, festeggiato dalle nozze contratte dalla principessa Costanza normanna figlia del primo re Ruggiero di Sicilia con Enrico Svevo, che poi fu Imperatore di Germania sotto il nome di Sesto, si fece scoverta da "Sacri Reggitori de' regni di detti Augusti, e de' domini siciliani, di una nuova setta di empia e capricciosa gente, cui davasi il nome di vendicosi, ovvero di vendicatori, che nè segreti e notturni congressi ogni scelleratezza rendeasi lecita sotto colore di riparar gli altrui torti. Ciò narrato veggiamo da un antico scrittore, che non entra in maggiori particolarità. Ordinatasi dal Re un'esatta ricerca ed arrestato il loro capo Adinulfo di Ponte Carvo, fu sentenziato a spirar sulle forche in unione dè suoi primari complici, e agli altri riputati meno colpevoli, come per nota d'infamia, fu data la pena di essere segnati d'un ferro rovente. Anche un prete di nome Sinnorito divenne sospetto come uno dei soci, e forse egli era più tosto di dabbenaggine, che di malvagità fornito, imperciocchè il Vescovo D'Aquino lo degradò contro sua voglia, ed inutili sforzi fecero gliabitanti di s. Germano per ottenere il di lui perdono.
Sull'sempio quindi di tali iniqui, corre fin oggi per costante opinione appo il volgo, che più volte videsi rinnovellare cotesta società di nascosti vendicatori in Sicilia, ed altrove, comunemente appellata Beati Paoli.
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