PIAZZETTA CROCIFERI ALLA NOCE (Seconda parte) - di Santi Lo Curcio
La domenica vado a messa nella chiesa di Santa Chiara Dalle Stimmate che si trova molto vicino a casa, in chiesa c'è lo stesso odore di cera della mia bottega e mi sento bene. Quando gli altri si inginocchiano lo faccio anch'io e poi mi siedo. I l resto della domenica non so cosa fare, mi sarebbe piaciuto avere degli amici, ma lei diceva - amici e guardati - con un tono di voce così minaccioso che mi veniva paura. Quando ero bambino a volte un compagno entrava in bottega per salutarmi, poi però finita la quinta, la mamma non mi mandò più a scuola per via degli occhi e non ho più saputo niente di loro.
Mio padre non l'ho mai conosciuto, ma questa è una brutta storia e lei me ne parlò una volta sola.
" Tuo padre è morto in guerra ", mi aveva sempre detto, e io certe notti lo sognavo come uno scheletro che mi voleva afferrare e mi svegliavo piangendo.. Poi un giorno arrivò quella lettera, io avevo tredici anni, mi sembra ancora di vederla mia madre, così arrabbiata che tremava dalla testa ai piedi con tutto che eravamo in piena estate.
Che fù? - le chiesi - che fù?
Fù che tuo padre torna e noi ce ne andiamo, nessuno deve trovare quà il porco, ora me la cerca la famiglia? Non ce n'è famiglia per lui !
- Madre - gridai - ma non è morto?
- Si che è morto, Inuzzu, per noi è morto.
Ma siccome non capivo lei aggiunse:
- Apriti bene le orecchie, parlo ora e poi non parlo più. Lui fu mandato soldato in Abissinia, allora c'era il Duce che comandava e i soldati partivano, che si poteva fare? Lui era sano di tutto, così partì.
Che cazzo ci interessava a noi dell'Abissinia? Che c'entravamo? Io ero incinta di te quando se ne andò, mi scrisse all'inizio, poi più niente, ed io aspettavo. Dopo un pezzo pensai che fosse morto, cercai di sapere, chiesi. Disperso. Sai che significa disperso? Ma che devi sapere tu! Significa che neanche le carni si riconoscono tanto è macellato un cristiano, un pezzo quà un pezzo là, disperso, e una moglie non ha una sepoltura dove piangere, non ha niente di fermo dove posare, resta per aria povera e pazza. E la fame te la ricordi? Mi stava seccando il latte e tu piangevi, solo tu mi eri rimasto, che potevo fare? Una notte mi appostai nel vicolo, al freddo ed ammazzai una gatta, mansa era e non sospettò il tradimento; mentre la mangiavo piangendo giurai che le cose sarebbero cambiate, ad ogni costo. Io ho rubato, figliuzzo mio, con queste mani, sotto i bombardamenti, mentre tutti stavano chiusi nei ricoveri, ebbi fortuna o la Madonna che è madre mi aiutò. Avevo adocchiato una casa grande, sapevo che c'era roba di contrabbando, per lo spostamento d'aria che facevano le bombe il portone si aprì, entrai e mi sembrò la grotta di Alì Babà, c'erano coperte, cibo, penicillina, oro a quei tempi, oro colato. Feci dieci, venti viaggi sotto le bombe, non lo ricordo più, le case bruciavano, le persone morivano, le schegge volavano da ogni parte e io andavo e venivo con le coperte piene. Inzeppai il sottoscala dove stavamo fino al tetto e mangiammo, ah, se mangiammo! Questa casa e questa bottega vengono da quel furto e dal mio coraggio, sono nostri e non ce li leva più nessuno. E questo per te l'ho fatto, se non ci fossi stato tu mi sarei lasciata morire.
Che lui non era morto lo seppi da un compagno d'arme, tanto tempo dopo, quando mi si erano già asciugate le lacrime. Era rimasto là in Abissinia, si era messo con una nera, una selvaggia senza battesimo e aveva figli. Neri pure loro. Capisci? Che ti dovevo dire? Non era meglio per te saperlo morto? Per me sarebbe stato meglio.
Ora dopo tredici anni e Dio solo sa quante sofferenza si presenta come se niente fosse e dice che vuole conoscerti. Non gli bastano i figli di quella troia nera?
Sono tu padre, dice lui, ma quale padre? Che cosa ha fatto lui per te? Tu sei solo mio, io ti ho partorito, io ti ho cresciuto, lui non deve vederti neanche da lontano, guai se ti tocca, nessuno ti porterà via, nessuno ti farà dl male finchè starai con me. Già, e dove potresti andare con i tuoi poveri occhi? Neanche per fare il soldato sei buono.
Il giorno che lui doveva arrivare chiudemmo tutto e ce ne andammo dalla vicina, la Zza Nina, che sta di fronte, lei lo vide da dietro le persiane socchiuse dove era rimasta seduta tutto il giorno con me, diventò pallida come una morta e le scesero le lacrime dagli occhi, io già ci vedevo poco, guardai, ma per me restò un ombra,però sentii qualcosa nello stomaco come un moto, un tremore, forse era quella parola papà che non avevo mai detto.....e che non dissi.
Dalla mia sedia più bassa piegai la testa sulle ginocchia e lei piano ni accarezzò i capelli, aveva le mani gelate.
Fine seconda parte