PIAZZETTA CROCIFERI ALLA NOCE (QUARTA PARTE) - DI SANTI LO CURCIO

 

 

- Bravo Inuzzu, bravo, lo dicevo io... Stasera avvicina che ti do un piatto di pasta col sugo e le melanzane fritte, come le faceva tua madre. Intanto me lo fai un piacere? Vai alla taverna e mi prendi un litro di vino, poi me lo porti stasera quando vieni -. Le persiane sbattono.
Per andare alla taverna attraverso la piazza, le due ombre che vedo da stamattina quando ci passo d'avanti non fanno una mossa, stringo forte gli occhi sforzandomi di distinguerli, sembrano alti uguali, portano occhiali neri, al collo intravedo un luccichio d'oro. Non sono del quartiere questi due, lo stomaco mi si stringe in una fitta di paura. Incespico, avevo dimenticato il gradino.
- Don Calò! - Chiamò cercando una risposta nel buio del negozio.
- Salutamu Inuzzu, ti serve qualcosa? - Mi giro in direzione della sua voce, cerco con le mani il bancone, mi appoggio, un fascio di luce m'investe per un attimo, la tenda della porta è stata sollevata, sento i due uomini entrare e mettersi alle mie spalle, il cuore mi batte furiosamente, balbetto.
- Vorrei un litro di vino se non vi fa incomodo. - Intento penso a come infilarci il discorso che non ci vedo, ma non mi viene niente, mi sudano le mani e la bocca è asciutta come il sughero.
- E come lo vuoi questo vino, bianco o rosso? - Mi chiede Don Calò con voce che pare di babbio. Rispondo a caso.
- Rosso - Lui si abbassa sotto il bancone, prende una bottiglia e la solleva in aria davanti ai miei occhi. - Ecco qua, va bene? - Faccio si con la testa e poso i soldi, allora li sento ridere.
- Uno scherzo ti feci, Inuzzu, il vino bianco è! Che fai non ci vedi?
Allora capisco, Don Calò mi sta aiutando, mi sento quasi soffocare per la graditudine, vorrei saltare il bancone per abbracciarlo.
- Niente vedo, - Dico tutto d'un fiato - gli sbirri mi portarono dal dottore, io glielo dicevo che non avevo visto niente ma loro non ci credevano. Ora ho il certificato!. - Tiro fuori dal taschino della camicia quel foglio che mi garantisce la vita. Don Calò lo prende e comincia a leggere, dopo un pezzo lo sento esclamare: - Vero è! Scritto e bollato, non ci vede, non può avere visto niente! Non ve lo dicevo io? - Gira dal bancone e mi abbraccia poi, consegnandomi la bottiglia di vino, mi rimette i soldi in tasca e dice:
- Prendi, questa te la offrono gli amici qui presenti, bevila alla salute - e dandomi una manata sulle spalle aggiunge, - bravo! Inuzzo che non vede niente. -
Sento altre due mani calarmi sulle spalle e battere affettuosamente, afferro la bottiglia ben stretta, ringrazio ed esco cercando il muro con la mano.
Sono tornato a sedere alla mia bottega, le gambe mi tremano un poco e un groppo alla gola, allora stappo la bottiglia di vino che tengo ancora stretta in mano e ne mando giù un lungo sorso, il vino scivola in gola come acqua, lasciandomi in bocca un gusto intenso, pastoso. Tiro un lungo respiro e schiocco la lingua , mai niente nella mi vita mi è sembrato cosi buono.

 

FINE