STORIA VISSUTA - di Santi Lo Curcio
Molti anni fa, diciamo venti, a Palermo il Comune, allora guidato da un Orlando rampante, istituì un concorso tra tutte le scuole che si intitolava: La scuola dotta un monumento. Un'iniziativa che ebbe un enorme successo. Tanto che ancora oggi si fa.
In quel primo anno, la Comunità Europea diede dei contributi tanto da rendere la cosa ancora più interessante. In quell'anno avevo mio figlio che frequentava la scuola media Francesco Vivona (oggi intitolata a Giuseppe Impastato) e io, come tanti altri genitori fummo coinvolti in questa iniziativa. Io personalmente l'ho poi seguita anche per altri anni e tanto mi è rimasto di questa esperienza.
Quando ci riunimmo per decidere quale monumento adottare, per poi naturalmente fare delle ricerche che sarebbero finite in un opuscolo pubblicato dalla scuola, la nostra decisione cadde proprio nel Baglio e nella piazzetta Dei Crociferi alla Noce, dove aveva sede la scuola.
La nostra curiosità era tanta, allora, perchè non sapevamo l'origine di quel toponimo e perchè fosse stato assegnato ad un budello di strada che dalla via Noce, attraverso un arco in pietra , finisce in via Tommaso Aversa, attraversando un altro arco in pietra. Ma questa è un'altra storia.
Quello che io voglio adesso raccontare è una storia che ho trovato durante le mie ricerche. Una storia che ci mostra uno spaccato della nostra vita alla metà del secolo scorso, con tutte le nostre debolezze le nostre paure. Si parla di famiglia, di solitudine e perchè no anche di mafia.
La storia è stata scritta da una professoressa Irene Abbate, ed io adesso la riadatterò per il nostro sito. vi avviso che è abbastanza lunga, ma nella stesso tempo eccezionale, quindi ci tengo particolarmente a che la seguiate, anche perchè la pubblicherò in più parti.
Vi ringrazio per l'attenzione e buona lettura.
" PIAZZETTA CROCIFERI ALLA NOCE "
Io mi faccio sempre i fatti miei e con la gente, buongiorno e buonasera, senza dare confidenza a nessuno - saluta e caccia - come diceva mia madre buonanima, per il mio bene.
Si, bene me ne voleva molto lei e anche io, eravamo attaccati come il secchio alla corda e ora che non c'è più a volte nella mia testa ripasso le cose che mi raccomandava per non scordarmele e qualche volta le ripetevo a voce alta; quando ho ripetuto tutto quello che ricordo non mi viene più niente da pensare.
Io sono cresciuto qui, dentro le mura di piazzetta Crociferi alla Noce, a Palermo ci sono andato poco e niente, forse due volte. Una fu per l'accompagnamento di mia madre ai Rotoli e l'altra per la vista quand'ero bambino. Per vedere vedo poco, infatti porto occhiali così pesanti che quando li tolgo mi restano i segni rossi sul naso e mi fanno male assai.
La mamma me lo diceva sempre di stare attento a non sforzare gli occhi così non mi mandava mai al cinema, serrava le imposte se c'era molto sole, mi toglieva le riviste dalle mani e anche i giornaletti, poi quando mi chiudevo nel gabinetto per fare le porcherie lei lo capiva sempre, non so come, allora bussava forte alla porta e mi gridava: finiscila di fare il porco! Finiscila! Ci rimetti quella poca vista che hai!
Mi voleva molto bene la mia mamma!
Per la verità io sono stato sempre attento a non sforzare gli occhi, ma ora che ho trent'anni la mia vista è cosi debole che non vedo altro che ombre però se stringo gli occhi e guardo da vicino vedo anche un poco i colori, comunque questo non m'impedisce di fare le cose che debbo fare forse perchè sono sempre le stesse.
Piazzetta Crociferi è un fazzoletto, piccola che in trenta passi la fai tutta quanta, a destra c'è la taverna che ad andarci vicino si sente la puzza del vino e il vociare di quelli che bevono. Io a destra non ci vado più da anni, prima si, quando la mamma mi mandava a gettare i rifiuti in via Giammarrone dove c'era il cassonetto. Poi uno che è meglio non nominare si costruì proprio li una casa a due piani e chiuse la strada con mura alte per farsi il giardino, piantò palme e altre cose belle ma di là non si può più passare e hanno pure levato il cassonetto così sono obbligato ad andare a sinistra. Si allunga un poco e devo pure attraversare la strada perciò lo faccio all'alba quando non passano macchine che potrebbero prendermi di petto. Quando mi sono liberato dalla spazzatura torno a casa a fare le pulizie, non è molto faticoso perchè è piccolo da me dentro le mura, e appena ho finito di pulire la casa, bello sistemato, come mi ha insegnato lei, passo alla bottega dove scopo, spolvero e lavo la vetrina perchè la presentazione del negozio è importante.
In vetrina ci tengo due file di lumini rossi, ma senza la cera dentro perchè con il caldo si può sciogliere, un quadro del Cuore di Gesù e tre scatole di santini aperti e poggiati sul coperchio per vedersi bene. Le mie dita conoscono i posti, trovo sempre tutto quello che mi serve senza affannarmi, nessuno si è mai accorto che ormai non ci vedo quasi più, sazio neanche ai digiuni, diceva lei, che gli altri si sbroglino i loro probblemi, a noi bastano i nostri. Diceva pure: chi non vede, non sente e tace campa cent'anni in pace - ed anche - non t'immischiare, non t'intrigare, non fare bene che male te ne viene.
Quando lei è morta all'accompagnamento c'ero solo io e la vicina con suo marito, poi quelli delle pompe funebri, vastasi, che li ho sentiti ridere e dire cose brutte mentre la mettevano nella cassa per via che c'era solo il letto grande dove dormivamo io e lei, buonanima, che non aveva soldi da buttare per due letti perchè , Dioguardi,i soldi servono nelle disgrazie e, infatti nel libretto della posta ho trovato quanto mi serviva per la sepoltura e ancora ce ne sono rimasti.
Io sto molto attento al denaro, non faccio mai ordinazioni di cose costose che magari poi non si vendono. Nella mia bottega ci sono tre scaffali, in uno ci stanno i lumini piccoli, tre mille lire, quelli si vendono molto, sopra ci tengo i lumini più grandi che costano mille lire l'uno, anche quelli si vendono bene, poi in alto nel terzo scaffale le candele bianche di tutte le misure, tiepide al tatto con quel buono odore di cera che consola; i ceri grandi per le processioni li tengo legati per lo stoppino e appesi ad un chiodo a martello nella parete a destra del bancone. Nei cassetti ci stanno le coroncine per il rosario e i santini nelle loro scatole di cartone: nella prima quelle di S.Rosalia, in due scomparti, a destra quelli col bordo liscio, a sinistra quelli col bordo intagliato che costano di più, c'è poi la scatola di S.Antonio da Padova con un elastico, quello di S.Rita da Cascia che aiuta le partorienti con due elastici, S.Agata da Catania con tre, la Madonna del Rosario, miracolosissima, con quattro, Gesù Bambino e Gesù Nazareno stanno nella stessa scatola con cinque elastici, i santi Cosma e Damiano non li compra più nessuno, chissà perchè, ad ogni modo hanno sei elastici; tutti questi elastici mi servono a far presto a riconoscere la scatola con le dita. Prima dei Morti faccio doppie ordinazioni.
- Fine prima parte -